L’annuncio del presidente Xi Jinping al Forum di cooperazione Africa-Cina. Nel nuovo pacchetto, che fa il bis dopo quello annunciato tre anni fa, prestiti a tassi zero, nuove linee di credito, un fondo per lo sviluppo e fondi legati a import e progetti di imprese private. L’avanzamento nel continente prosegue mentre Usa ed Europa restano a guardare
PECHINO –Nella Grande sala del Popolo di Pechino c’erano tutti, oltre 50 tra capi di Stato e di governo dei Paesi africani. E dal palco il padrone di casa Xi Jinping ha riservato loro un’accoglienza che più calorosa non si può. Il presidente cinese, nel discorso inaugurale del Forum di cooperazione Africa-Cina trasmesso oggi in diretta tv, ha promesso finanziamenti al continente per 60 miliardi di dollari, tra prestiti e investimenti per infrastrutture. Di fatto una replica al centesimo della cifra che Xi aveva impegnato tre anni fa, all’ultimo incontro bilaterale, e che nel frattempo ha reso Pechino, con crescenti preoccupazioni dell’Occidente, il principale partner commerciale e uno dei principali alleati finanziari e militari del continente.
Una diplomazia che parte dalla finanza, ma va ben oltre. Se c’è un luogo nel mondo dove questa strategia di Xi sta funzionando è proprio l’Africa, lo dimostra la presenza in massa dei leader africani a Pechino (manca solo e Swatini, l’ex Swaziland che ancora mantiene legami diplomatici con Taiwan). Dei 60 miliardi promessi per i prossimi tre anni, 15 saranno di aiuti e prestiti a interessi zero, 20 in linee di credito, 10 per un fondo speciale per lo sviluppo, 5 per le importazioni dall’Africa e altri 10 per progetti privati delle imprese cinesi. Il focus è ovviamente sulle infrastrutture: un binario e un molo dopo l’altro Pechino sta integrando il continente nel grande progetto della Nuova Via della Seta, la rotta commerciale, sia marina che terrestre, che dalla Cina viaggia verso Occidente. Piantando bandierine rosse e aprendo cantieri in tutta l’Africa, dal porto di Djibouti alla ferrovia tra Mombasa e Nairobi.
L’offensiva cinese ha preso in contropiede l’Occidente, con gli Stati Uniti di Trump che hanno di fatto dimenticato l’Africa e l’Europa che la vede soprattutto come una fonte di problemi (migratori). Alcuni commentatori denunciano la strategia di Pechino come “neocolonialismo”, il tentativo di attirare i partner in una trappola del debito rendendoli così dipendenti e ricattabili. Senza dubbio dietro al progetto “africano” di Xi ci sono soprattutto motivazioni interne: dare lavoro alle sue imprese (a cui sono affidati gran parte delle opere) e assicurare il flusso di materie prime di cui l’Africa è ricca. Ma per i partner africani alla ricerca di sviluppo i suoi miliardi sono benvenuti, per scelta o per necessità. Senza contare che la Cina non si immischia mai in questioni di politica interna.
Negli ultimi giorni i giornali di partito cinesi hanno rispedito al mittente le critiche occidentali. Nel suo discorso di oggi però Xi ha comunque sottolineato che la cooperazione tra Cina e Africa “deve dare ai due popoli benefici e successi tangibili”, evitando cattedrali nel deserto. Il presidente ha anche annunciato che parte del debito dei Paesi più poveri verrà cancellato. L’Africa, unita, ringrazia.
Fonte: repubblica.it